Piante di cotone sulla Luna, realtà aumentate, intelligenze artificiali. Ogni giorno c’è la notizia di un importante progresso dell’umanità. Eppure ci troviamo sempre qui, non dico al punto di partenza, ma neppure molto soddisfatti.
Ci siamo evoluti così tanto che il pensiero di andare a vivere su un altro pianeta inizia a serpeggiare qua e là. E qualcuno ci crede davvero. Un po’ come dire: sulla terra abbiamo quasi terminato di fare razzia, è meglio tagliare la corda prima che sia troppo tardi.
Scoperta, invenzione, innovazione, primato e progresso sono concetti affascianti. Solo che spesso li confondiamo fra loro.
- Scoperta: è qualcosa che c’è sempre stato ma che l’uomo non aveva mai visto. Per esempio il DNA.
- Invenzione: è qualcosa che prima non c’era. La polvere da sparo.
- Innovazione: è fare qualcosa in modo più efficiente. La polvere da sparo innovò il modo di fare la guerra.
- Primato: è fare qualcosa che nessuno aveva fatto mai. Il primo uomo nello spazio, il primo passo sulla Luna e via dicendo.
- Progresso: è qualcosa che mi fa evolvere come essere umano fra gli altri esseri umani.
Andiamo verso il progresso o verso il delirio collettivo?
Andare sul lato nascosto della Luna a piantare del cotone è un primato che non ci serve a niente. Avrei speso quei soldi nella ricerca medica o per l’istruzione. La polvere da sparo fu un’invenzione quasi solo regressiva. Non me ne vogliano gli amanti dei fuochi d’artificio o i piloti di aereo che si sono salvati eiettandosi. Internet è un’innovazione che ha portato più progresso che regresso. Lo smartphone è un chiaro esempio di come un’innovazione sia buona o cattiva a seconda dell’uso che ne facciamo.
Guardando la storia contemporanea si può affermare che la quasi totalità delle scoperte mediche portino al progresso e che le innovazioni tecnologiche abbiano una doppia faccia, di progresso o regresso, a seconda di come le usiamo.
Una definizione di progresso.
Arrivati a questo punto manca una definizione precisa di progresso. La cosa bella e pericolosa è che ognuno gli può dare il significato che vuole. Progresso ha infatti un’etimologia molto ampia, deriva dal latino PRO = avanti e GRÈSSUS = passo.
Quindi nel termine progresso c’è movimento. Un “andare verso”. Ma verso cosa?
Un popolo può fare progressi a discapito di altri popoli: andare verso la supremazia. Un’azienda può progredire nei confronti di altre aziende: andare verso la conquista del mercato. Oppure uno studente può fare progressi negli studi: andare verso i pieni voti.
Quando parliamo di progresso dell’umanità è inevitabile entrare nel campo della filosofia.
Questa è la mia definizione di progresso:
Il progresso dell’umanità è la tensione a raggiungere (andare verso) quello stato utopico in cui il singolo individuo si preoccupa in egual modo di sé quanto delle altre persone e del pianeta.
Mi piace perché è piena di movimento.
Quando le azioni degli individui, delle aziende e delle istituzioni saranno volte a creare un benessere globale e diffuso, allora andremo davvero verso il progresso.
Il progresso è una scelta.
Un’innovazione può generare regresso, essere neutra, generare progresso, oppure oscillare fra regresso e progresso a seconda di come viene applicata nei confronti del benessere condiviso.
Quindi noi siamo propensi a progredire o a regredire in base a ciò che decidiamo di fare con l’innovazione. E ciò dipende dal nostro livello educativo, culturale e valoriale.
Il progresso è una scelta.
Non stiamo investendo nel progresso.
L’innovazione è più veloce del progresso. I salti quantici che ha fatto l’innovazione tecnologica negli ultimi anni non sono stati corrisposti da un proporzionale avanzamento del benessere condiviso (progresso).
Se consideriamo l’enorme mole di innovazioni che abbiamo a disposizione in campo tecnologico possiamo dire che se fossero impiegate tutte per il benessere condiviso avremmo ancora ampi margini per progredire. Solo che spesso le usiamo in modo inutile o regressivo.
Inoltre esiste un enorme squilibrio fra le risorse spese per l’innovazione rispetto a quelle spese nell’educazione all’uso di innovazioni già esistenti. C’è un grosso potenziale inespresso.
Se il carburante del “motore progresso” è l’innovazione, e la cultura è la scintilla che lo fa girare, oggi abbiamo dei serbatoi pieni ma ci comportiamo come se avessimo un continuo bisogno di carburante. Abbiamo un’enorme distanza da coprire, ma continuiamo a fermarci per fare rifornimento senza che ce ne sia il bisogno.
Il progresso ha un ampio serbatoio di innovazione da cui può ancora attingere per nutrirsi e crescere. Investire in educazione, cultura e valori avrebbe un ritorno enorme in termini di benessere condiviso. Ma l’ignoranza fa sempre comodo a qualcuno.
La piramide degli ostacoli al progresso.
A partire dal basso verso l’alto, in questa piramide ci sono gli ostacoli al progresso. In basso si trovano gli ostacoli più difficili da superare. È uno schema che si spiega da solo, non credo che si debbano fare ragionamenti su come la religione, anche in Italia, stia rallentando la ricerca scientifica. Tuttavia mi sembra doveroso spiegare i due elementi che stanno alla base della piramide: IO e FAMIGLIA.
IO e FAMIGLIA: cosa c’entrano con il progresso?
IO/EGO: qui si collocano i nostri atti di egoismo, egocentrismo o viltà, dai più piccoli che mettiamo in atto nell’ambiente di lavoro, a quelli più grandi che riguardano l’eccessivo accumulo di ricchezze o di risorse.
FAMIGLIA: “lo faccio per dare da mangiare alla mia famiglia”. Dietro questa frase credo che si siano perpetrati alcuni fra i gesti più regressivi dell’umanità.
Credo che in un futuro davvero progredito, semmai ci arriveremo, la famiglia ricoprirà un ruolo sempre minore nei confronti dei valori e dell’educazione dei piccoli. La società, intesa come famiglia allargata, avrà molta più influenza nella loro crescita. Alla famiglia probabilmente rimarrà un ruolo molto importante che sarà quello di insegnare l’amore.
Comunque oggi non dobbiamo preoccuparci di filosofeggiare su IO e FAMIGLIA. In centinaia d’anni di innovazioni non siamo ancora riusciti a scalfire la cima della piramide. Siamo ancora dei cavernicoli.
Non riuscendo a identificare la prole, i custodi non potranno anteporre la famiglia allo stato e nessun giovane oserà mai colpire un anziano nel timore che si tratti del proprio genitore. (Luciano De Crescenzo – Socrate)